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Strategia europea

 

Dalla politica integrata di prodotto (IPP) alla strategia SCP
Il GPP è uno degli strumenti operativi più importanti nell'ambito delle politiche ambientali "di seconda generazione", che hanno superato l'impostazione prevalentemente settoriale e normativa delle precedenti strategie, abbracciando un approccio più ampio, trasversale e volto a coinvolgere tutti i soggetti operanti all’interno del sistema di produzione e consumo.
L’IPP è una tappa fondamentale di quest’evoluzione; è stata lanciata dalla Commissione Europea con il Libro Verde sulla IPP del 2001 , con lo scopo di rafforzare e orientare le politiche riguardanti i prodotti e i servizi per promuovere lo sviluppo di un mercato più "ecologico", con un approccio basato sull'analisi del ciclo di vita.
La successiva Comunicazione della Commissione Europea sull’IPP ”Politica integrata dei prodotti” , ha definito le linee operative di un tale approccio, prevedendo, tra l’altro, la necessità per gli stati membri di dotarsi di Piani d’Azione Nazionale per il GPP.
Nel 2002 a livello internazionale, il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg ha sottolineato come il cambiamento dei modelli di produzione e consumo sia una delle principali precondizioni per conseguire lo sviluppo sostenibile a livello globale.
Per tale motivo, nel luglio 2008, la Commissione ha presentato il "Piano d’Azione per il Consumo la Produzione Sostenibili e la Politica Industriale Sostenibile", COM 2008/397, sotto forma di pacchetto integrato contenente anche:
·                  la comunicazione sul GPP, COM 2008/400, dal titolo "Acquisti pubblici per un ambiente migliore"
·                  la revisione dei regolamenti Emas ed Ecolabel
·                  la proposta di estensione della direttiva sulla progettazione ecologica dei prodotti
 
La strategia e le tappe della UE per l’uso efficiente delle risorse
Facendo seguito a precedenti iniziative la Commissione europea ha delineato la strategia europea “Europa 2020” per una “crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” (COM(2010) 2020), in cui sono individuate sette “iniziative faro” per catalizzare i progressi necessari:
·                  "L'Unione dell'innovazione" per migliorare le condizioni generali e l'accesso ai finanziamenti per la ricerca e l'innovazione, facendo in modo che le idee innovative si trasformino in nuovi prodotti e servizi tali da stimolare la crescita e l'occupazione 
·                  "Youth on the move" per migliorare l'efficienza dei sistemi di insegnamento e agevolare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.
·                  "Un'agenda europea del digitale" per accelerare la diffusione di internet ad alta velocità e sfruttare i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese.
·                  "Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse" per contribuire a scindere la crescita economica dall'uso delle risorse, favorire il passaggio ad un'economia a basse emissioni di carbonio, incrementare l'uso delle fonti di energia rinnovabile, modernizzare il nostro settore dei trasporti e promuovere l'efficienza energetica.
·                   "Una politica industriale per l'era della globalizzazione" onde migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI, e favorire lo sviluppo di una base industriale solida e sostenibile in grado di competere su scala mondiale.
·                  "Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro" onde modernizzare i mercati occupazionali e consentire alle persone di migliorare le proprie competenze in tutto l'arco della vita al fine di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e di conciliare meglio l'offerta e la domanda di manodopera, anche tramite la mobilità dei lavoratori.
·                  La "Piattaforma europea contro la povertà" per garantire coesione sociale e territoriale in modo tale che i benefici della crescita e i posti di lavoro siano equamente distribuiti e che le persone vittime di povertà e esclusione sociale possano vivere in condizioni dignitose e partecipare attivamente alla società.
Tra queste sette iniziative appare centrale dal punto di vista della sostenibilità ambientale quella riguardante l’uso efficiente delle risorse. In proposito va segnalata la Comunicazione della Commissione riguardante la “Tabella di marcia verso l’Europa efficiente nell’impiego delle risorse” (COM(2011) 571 def), in cui vengono delineati ambiziosi obiettivi da raggiungere in tempi medi (2020) e lunghi (2050) ( ad esempio: moltiplicare l’efficienza nell’uso delle risorse sino a 10 volte). In tale comunicazione il primo capitolo riguarda proprio la strategia “Consumo e Produzione Sostenibili”.
 
Proposte per un piano d’azione nazionale su SCP
Il Ministero dell’Ambiente ha avviato nel corso del 2008 la definizione di una Strategia Nazionale per il Consumo e Produzione Sostenibile. 
Un primo documento di lavoro preparatorio per la costruzione di una Strategia Italiana per il Consumo e Produzione Sostenibili, ("Contributi per la strategia italiana SCP"), è stato predisposto dal Ministero e condiviso nelle sue linee programmatiche nell’ambito del Comitato di Gestione del PAN GPP, inoltre, è stato presentato in un Seminario tecnico organizzato presso il Ministero dell'Ambiente il 18 marzo 2008, e su di esso è stata portata avanti un’ampia consultazione sia interna che esterna al Ministero stesso. 
Tale documento pur non avendo un seguito ufficiale per l’elaborazione di una strategia nazionale SCP, è stato utilizzato come riferimento per una serie di iniziative sia da parte della Direzione generale che da parte di soggetti esterni (vedi ad esempio il caso del progetto Life “PROMISE” condotto da alcune Regioni e dalla COOP). 
Alla fine del 2010, dopo una attenta valutazione delle attività svolte e dei risultati ottenuti, e alla luce dell’evoluzione in sede europea, è stata assunta la decisione di proseguire le attività seguendo un approccio tipo graduale “per blocchi”, che sulla base di un “documento di backgroud” ha definito una serie di azioni e di attività, tra loro coerenti, su cui operare e da collezionare in un momento successivo nella Strategia vera e propria.
Tale scelta, peraltro seguita da diversi Paesi europei, è determinata principalmente dalla difficoltà di procedere all’elaborazione di una strategia complessiva, prima che siano definite politiche a livello governativo per la revisione della Strategia sullo Sviluppo Sostenibile, di cui SCP è un tassello importante, ed in mancanza di indicazioni certe sulle risorse finanziarie e umane disponibili per la sua realizzazione.
L’approccio proposto ha comunque il vantaggio di permettere la realizzazione di azioni sperimentali e di iniziative che non richiedono grandi sforzi finanziari, oggi non possibili, e che come tali possono essere facilmente riviste e riprogettate alla luce dei risultati raggiunti. In tal modo sarà facile acquisire informazioni e capacità utili alla messa a punto di una proposta di strategia nazionale SCP, nel momento in cui tale prospettiva emergerà come precisa indicazione politica governativa.
A tale scopo è stato attivato un gruppo di lavoro interno al Ministero che ha cominciato a delineare i punti principali di un futuro “Piano d’azione nazionale” su SCP.
Il Piano dovrebbe svilupparsi su alcuni macro ambiti di azione tra loro connessi: 
·                  L’individuazione di settori prioritari di intervento individuati in relazione alla rilevanza degli impatti ambientali e alle potenzialità di miglioramento (cfr. rapporti europei EIPRO ed IMPRO e sulle risorse (umane e finanziarie disponibili). In proposito si ricorda che le priorità d’azione segnalate a livello europeo, riguardano tre settori che da soli rappresentano circa il 75% di tutti gli impatti causati dai consumi: il settore “alimentazione”, il settore “edifici” e quello “trasporti”, che sono responsabili rispettivamente del 31%, 23,6% e il 18,5% degli impatti ambientali complessivi, mentre i rimanenti settori (abbigliamento, cultura, salute, arredi, ecc…) sommati insieme sono responsabili di circa il 26% di tali impatti.
·                  L’attenzione alle caratteristiche del tessuto produttivo nazionale costituito in larga parte da piccole e medie imprese e sulla rilevanza del settore turistico per l’economia nazionale ed alcuni settori chiave come quello della grande distribuzione organizzata.
 Le azioni relative a questi ambiti si sviluppano sulla basi di progetti già in corso e strumenti di intervento già esistenti o da sviluppare.
 
I settori prioritari
Alimentazione
Si tratta di un settore chiave per l’economia italiana, che peraltro risulta essere quello con i maggiori impatti ambientali (si vedano i dati prima citati rilevati dagli studi commissionati dall’UE). Il tema della sostenibilità delle produzioni agricole con particolare riguardo ai sistemi colturali, agli allevamenti, alla filiera corta, alla valorizzazione dei prodotti tipici, e dei prodotti locali e del biologico. Su questo tema, appare utile partire dagli approfondimenti già fatti in occasione della definizione dei criteri ambientali GPP per la ristorazione collettiva e sul tema del consumo sostenibile. Per la realizzazione di queste attività è necessaria una maggiore interlocuzione con i colleghi del MPAAF.
Edifici
Anche questo risulta essere un settore chiave, soprattutto per i possibili miglioramenti ottenibili attraverso l’efficienza energetica degli edifici. Teniamo conto che l’efficienza energetica media degli edifici italiani è molto bassa e che quindi i margini di miglioramento sono elevati. – pur senza prevedere obiettivi ambizioni si può stimare una riduzione di consumi energetici nel medio termine rilevante ai fini degli obiettivi della UE per il 2020.
A questo proposito è utile provvedere a:
·                  Una sintesi delle esperienze nazionali ed internazionali (es. Casa Clima, ITACA, LEAD, Sustainable Buildings and Construction Initiative (SBCI) dell’UNEP, un’iniziativa globale volta a promuovere pratiche di edilizia sostenibile e gestione sostenibile degli edifici)
·                  Definire alcune possibili proposte e linee di intervento e di valorizzazioni di azioni in corso (GPP, progetti pilota, proposte economiche – finanziarie per attivare le azioni, ecc…)
 Trasporti
Il tema della sostenibilità dei trasporti urbani. In questo settore, già oggetto di specifiche normative europee e nazionali (norme sulle emissioni degli autoveicoli, ecc.), per il quale sono in corso le attività riguardanti la definizione dei criteri ambientali GPP, va avviata (tenuto conto comunque della scarsità di risorse disponibili) una collaborazione interna al MATTM con coloro che si occupano di mobilità.
 
Peculiarità nazionali
Produzione Sostenibile nelle piccole e medie imprese, nei distretti e nelle filiere produttive nazionali
È utile dare un contributo di analisi su questo settore produttivo (PMI – distretti), cruciale e peculiare per il nostro Paese, dove la valorizzazione ambientale di prodotti può dare un impulso nelle sfide per la competitività internazionale, contribuendo nel contempo alla riduzione degli impatti ambientali.
La principale proposta di lavoro riguarda lo sviluppo delle azioni sperimentali già messe in atto dal MATTM (si segnala la sottoscrizione di unProtocollo di intesa con il MSE del 14 luglio 2011) e da alcune Regioni e Province.
Tale proposta mira alla valorizzazione ambientale di alcune filiere produttive e di alcuni Sistemi Produttivi locali (distretti industriali ed altro) rilevanti per il nostro Paese.
Tale valorizzazione avviene attraverso l’applicazioni di diversi strumenti (Sistemi di gestione ambientali, LCA, EDP, disciplinari di produzione…) e attraverso l’applicazione di processi di governace territoriale in cui sono coinvolte anche le amministrazioni locali, che danno regole e supporti al sistema (esempio contribuendo alla soluzione dei problemi infrastrutturali, contribuendo all’attivazione di centri di ricerca applicata ai settori produttivi locali, …) e in qualche modo fanno da garanti sui percorsi messi in atto dalle aziende.
Queste attività per la loro stessa natura dovranno essere svolte insieme alle PMI interessate, ma potranno vedere il coinvolgimento, soprattutto per quanto riguarda la definizione dei metodi e degli strumenti (esempio: applicazione dei Sistemi di gestione ambientali, LCA, EDP), anche di grandi aziende o gruppi industriali (anche su questo esistono contatti e proposte che possono essere sviluppati).
Il settore turistico
Su questo tema è necessario partire da una ricognizione anche non completa degli impatti ambientali derivanti dal settore e i limiti dell’attuale politica di sviluppo turistico spesso scollegata dai legami con la conservazione del territorio e della biodiversità che ne potrebbero rappresentare il valore aggiunto.
Vanno richiamate, come forte messaggio, le esperienze positive fatte in sede internazionale e nazionale (siamo il primo paese come presenza di Ecolabel sul turismo).
Su base delle esperienze fatte, possono essere fatte proposte che riguardano:
·                  l’applicazione di strumenti di analisi degli impatti e di comunicazione verso i consumatori (marchi ambientali e buone pratiche)
·                  l’applicazione mirata la turismo di strumenti come il GPP
·                  l’applicazione coordinata di azioni che vedono la sinergia tra diversi settori (turismo e valorizzazione del territorio, turismo e valorizzazione dei prodotti agricoli, ecc…)
·                  sviluppo serio e coordinato delle iniziative come l’agriturismo e l’accoglienza diffusa
Intervento sulla Grande distribuzione organizzata
Tra gli attori del sistema di produzione e consumo, la GDO può svolgere un ruolo chiave, trainante per l’intero sistema verso la sostenibilità, grazie al proprio raggio d’azione, alla visibilità o al peso economico. In particolare essa può agire in modo trasversale sia sul lato del consumo, sia sul lato della produzione.
Infatti, la funzione di intermediazione commerciale su larga scala, svolta dalla GDO, le conferisce un ruolo chiave nella gestione degli impatti ambientali legati all’intero “ciclo di vita” dei prodotti. Le catene della GDO possono svolgere una funzione di traino nei confronti dei propri fornitori verso innovazioni di processo e di prodotto; inoltre esse possono promuovere l’eccellenza ambientale dei prodotti sul mercato in quanto in grado di dare un’immagine ecologica credibile dei prodotti e dei produttori,
Inoltre la GDO può sostenere con molta efficacia le campagne di marketing “verde”, stimolando l’interesse e la sensibilità dei consumatori, promuovendo scelte più informate e consapevoli e modelli di consumo più sostenibili.
Infine la GDO può svolgere un ruolo importante riguardante la propria organizzazione per quanto concerne il tema della logistica delle merci, la questione degli imballaggi, e l’efficienza dei punti vendita.
Ciò è, in parte, argomento del “Retailers Forum” istituito dalla DG Environment della Ue nell’ambito del Piano SCP
Attraverso uno o più protocolli di intesa è possibile proporre alla GDO una serie di attività, che possono essere svolte dai singoli interlocutori in tutto o in parte.
Tali azioni riguardano per l’appunto i seguenti temi:
·                  l’attenzione al ciclo di vita dei prodotti, con la costruzione di LCA e Dichiarazione di prodotto
·                  l’impegno sulla questione imballaggi per ridurne la quantità e per operare attivamente (anche con la collaborazione del CONAI) per il loro riciclo
·                  l’impegno sulla logistica delle merci e sulla riduzione degli sprechi (ricorda che circa il 30% dei prodotti alimentari viene sprecato)
·                  la comunicazione ambientale verso i consumatori. Questa deve e può essere coordinata con la collaborazione del MATTM
·                  l’applicazione Green procurement
Altre proposte possono essere formulate riguardo al tema della tutela delle produzioni e dei produttori locali.
Per l’attuazione di tali iniziative la strada migliore sembra essere quella della definizione di protocolli di intesa con i diversi operatori della GDO.
 
Il Consumo Sostenibile
Su questa area ancora largamente inesplorata bisogna focalizzare l’attenzione su due fronti tra loro connessi: a)la comunicazione e la educazione ambientale; b) la promozione e la diffusione di stili di vita più sostenibili.
Sul primo punto è opportuna una ricognizione di quanto in atto a livello nazionale ed internazionale sul tema dell’educazione ambientale.
Sul tema della comunicazione è necessaria una valutazione sugli strumenti da usare sia come comunicazione generale sia nella comunicazione sugli impatti ambientali dei prodotti. A questo proposito è strategico usare la collaborazione di altri soggetti (vedi punto sulla GDO).
Sul secondo le proposte principali riguardano in primo luogo l’analisi e la comunicazione sulle molte esperienze positive sorte a livello nazionale (nello scorso passato sulla base citato documento prodotto nel 2008 è stato attivato un gruppo di lavoro, coordinato da ARPA Toscana, che ha prodotto il cosiddetto “Documento di Firenze sul consumo sostenibile”, che si configura al contempo sia come documento di sensibilizzazione sul tema in quanto delinea il concetto di consumo sostenibile e le motivazioni per cui è necessario promuovere una coscienza ambientale nelle scelte d’acquisto e nei comportamenti dei consumatori, sia come una dichiarazione di intenti da parte dei componenti del gdl, che si impegnano ad attivarsi su alcune linee di attività volte a favorire iniziative e proposte a sul tema.
 
Gli strumenti per la valutazione e la comunicazione degli impatti ambientali lungo il ciclo di vita
Il rafforzamento e degli strumenti per valutazione e la comunicazione degli impatti ambientali che i vari prodotti e servizi hanno lungo il loro ciclo di vita, assume una importanza rilevante per l’intera strategia SCP, sia per permettere ai diversi settori produttivi di individuare le fasi critiche del ciclo di vita dei propri prodotti e, conseguentemente studiare i necessari miglioramenti, sia per permettere ai consumatori finali e alla stessa Pubblica Amministrazione (si pensi ad esempio al GPP) di fare scelte motivate e consapevoli nell’acquisto di prodotti e servizi, premiando così, i prodotti migliori.
Tale necessità è confermata dalle indicazioni che emergono a livello europeo, dove viene sempre più sottolineata la filosofia del “life cycle thinking” e del “life cycle costing” , e dove vengono proposti strumenti di comunicazione delle prestazioni ambientali (Environmental foot print) dei prodotti e delle attività delle organizzazioni.
Per tale motivo, una delle azioni che saranno portate avanti nell’ambito della costruzione e della attuazione di una strategia SCP, è quella di garantire una maggiore autorevolezza e ufficialità agli studi di LCA e agli strumenti da essa derivanti, utilizzati nelle varie attività costituenti la strategia SCP.
La Commissione europea lavora allo sviluppo di approcci adeguati alle esigenze specifiche dei settori e delle categorie di prodotti e di recente ha pubblicato la Raccomandazione 2013/179/UE (pdf, 8.320 MB) relativa all'uso di metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni.