Il Piano d’Azione
Nazionale e il Collegato Ambientale (L. 221 del 28/12/2015) rinvia ad appositi decreti emanati dal
Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare,
l’individuazione di un set di “Criteri Ambientali Minimi” (CAM) per gli
acquisti relativi a ciascuna delle seguenti undici categorie merceologiche:
Ø
arredi
(mobili per ufficio, arredi scolastici, arredi per sale archiviazione e sale
lettura)
Ø
edilizia
(costruzioni e ristrutturazioni di edifici con particolare attenzione ai
materiali da costruzione, costruzione e manutenzione delle strade)
Ø
gestione
dei rifiuti
Ø
servizi
urbani e al territorio (gestione del verde pubblico, arredo urbano)
Ø
servizi
energetici (illuminazione, riscaldamento e raffrescamento degli edifici,
illuminazione pubblica e segnaletica luminosa)
Ø
elettronica
(attrezzature elettriche ed elettroniche d’ufficio e relativi materiali di
consumo, apparati di telecomunicazione)
Ø
prodotti
tessili e calzature
Ø
cancelleria
(carta e materiali di consumo)
Ø
ristorazione
(servizio mensa e forniture alimenti)
Ø
servizi
di gestione degli edifici (servizi di pulizia e materiali per l’igiene)
Ø
trasporti
(mezzi e servizi di trasporto, Sistemi di mobilità sostenibile)
I documenti “Criteri
Ambientali Minimi” o “CAM”, adottati con Decreto Ministeriale, riportano delle
indicazioni generali volte ad indirizzare l’ente verso una razionalizzazione
dei consumi e degli acquisti e forniscono delle “considerazioni ambientali”
propriamente dette, collegate alle diverse fasi delle procedure di gara
(oggetto dell’appalto, specifiche tecniche, caratteristiche tecniche premianti
collegati alla modalità di aggiudicazione all’offerta economicamente più
vantaggiosa, condizioni di esecuzione dell’appalto) volte a qualificare
ambientalmente sia le forniture che gli affidamenti lungo l’intero ciclo di
vita del servizio/prodotto.
I “Criteri Ambientali
Minimi” sono individuati fra i criteri ambientali in vigore relativi alle
etichette di qualità ecologica ufficiali già presenti sul mercato o fra altre
fonti informative esistenti e attraverso
le indicazioni che provengono dalle parti interessate dell’industria come le
associazioni di categoria.
La definizione dei CAM
rientra fra i compiti assegnati al Comitato di Gestione. Per la loro
elaborazione vengono istituiti dei gruppi di lavoro composti da esperti e da
referenti delle associazioni di categoria dei produttori. I documenti così
elaborati vengono sottoposti ad un confronto con gli operatori economici,
tramite le associazioni di categoria e successivamente approvati dal Comitato
di Gestione. La stesura finale dei CAM viene inviata ai ministeri interessati
per acquisire eventuali osservazioni. Infine il documento viene adottato
con Decreto del Ministro dell’ambiente e pubblicato in G.U.
La struttura e la
procedura di definizione dei CAM consente di facilitare al massimo il compito
delle stazioni appaltanti che vogliono adottare o implementare pratiche di GPP
ed essere in linea con i principi del PAN. Con un semplice copia ed incolla
infatti, possono trasferire nei propri capitolati le caratteristiche ambientali
utili a classificare come “verde” la fornitura o l’affidamento cui si
riferiscono e i relativi mezzi di prova per verificare la conformità delle
offerte pervenute ai requisiti ambientali richiesti.
L’insieme dei criteri
ambientali che vengono individuati, danno un quadro di riferimento utile alle
stazioni appaltanti che, nel definire le specifiche tecniche di un capitolato
d’oneri, così come recita la relativa disposizione normativa del codice dei
contratti pubblici, sono obbligate “Ogniqualvolta sia possibile, a definirle in
modo da tenere conto criteri di accessibilità per i soggetti disabili, di una
progettazione adeguata per tutti gli utenti, della tutela ambientale”. Inoltre
fornisce indicazioni utili al mercato, che verrà gradualmente portato ad
innalzare il livello della qualità ambientale dei prodotti e dei processi in
linea con i trend normativi e di domanda sempre più attenta alla qualità
ambientale.
Si sottolinea inoltre
che i criteri individuati dal Piano d’Azione Italiano sono redatti partendo
dallo schema di criteri proposti dalla Commissione europea nei Criteri Comuni
Europei.
Attraverso il lavoro
svolto i criteri proposti da livello europeo vengono adattati ed integrati per
renderli più facilmente applicabili al contesto nazionale.
L’integrazione
degli aspetti sociali nelle gare d’appalto
La necessità di passare
dal concetto di “acquisti verdi” a quello di “acquisti sostenibili” è in linea
con il concetto generale di “sostenibilità” che deve essere inteso nei suoi tre
aspetti costituenti: ambientale, sociale ed economico.
Perciò, è in via di
progressivo rafforzamento nelle esperienze internazionali e comunitarie
l’introduzione di determinati criteri sociali negli appalti pubblici. E’
prevedibile che questa tendenza si rafforzi nel prossimo futuro per la
crescente sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle Pubbliche
Amministrazioni sugli effetti perversi che il mancato rispetto di regole e
controlli sulle condizioni sociali, con cui si svolgono le attività produttive,
provoca sia sulla qualità della vita e sia sulla dignità delle persone nonché
sul mercato.A livello nazionale, il Piano d’Azione sul GPP, coerentemente con
gli indirizzi europei, richiama i tre aspetti della sostenibilità, accogliendo
l’obiettivo di tutela sociale.In tale prospettiva il Ministero dell’Ambiente,
riprendendo alcune esperienze internazionali e comunitarie (Svezia, Olanda,
Francia, Norvegia, USA), ha sviluppando un approccio basato su un “dialogo
strutturato” fra amministrazioni aggiudicatrici e fornitori aggiudicatari, con
l’obiettivo di costruire un sistema conoscitivo trasparente dell’intera catena
di fornitura, permettendo così di verificare che siano effettivamente
rispettati i diritti umani fondamentali e gli standard minimi relativi alle
condizioni di lavoro, riconosciuti a livello internazionale (le otto
convenzioni fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro - ILO,
la dichiarazione dei diritti umani, ecc.): tale impostazione è confluita nelle “Linee
guida per l’inserimento di criteri sociali nei bandi di gara della Pubblica amministrazione”.