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1. Cos'è il Green Public Procurement (GPP) e perché è importante negli appalti pubblici?
Il Green Public Procurement (GPP), o Acquisti Verdi della Pubblica Amministrazione, è una strategia volta a promuovere la sostenibilità ambientale negli appalti pubblici. Consiste nell'integrare CRITERI ECOLOGICI nelle procedure di acquisto di beni, servizi e lavori, privilegiando soluzioni che riducono l'impatto ambientale lungo l'intero ciclo di vita del prodotto. Questo approccio non solo contribuisce alla tutela dell'ambiente, ma stimola anche l'INNOVAZIONE SOSTENIBILE, incoraggiando le aziende a sviluppare tecnologie più ecologiche. Il GPP favorisce un uso più EFFICIENTE DELLE RISORSE NATURALI, la riduzione delle emissioni di CO₂ e la diminuzione dei rifiuti, allineandosi agli obiettivi europei di transizione ecologica e economia circolare. Inoltre, l'adozione del GPP può migliorare la qualità dei servizi pubblici e generare risparmi a lungo termine, poiché prodotti e processi più sostenibili tendono a essere più efficienti e duraturi. Per questi motivi, il GPP è considerato uno strumento strategico fondamentale nelle politiche di procurement a livello nazionale e internazionale.
GPP e Appalti Sostenibili
  
2. Quali sono i principali riferimenti normativi per il GPP in Italia?
In Italia, il Green Public Procurement (GPP) si basa su una serie di RIFERIMENTI NORMATIVI che orientano le stazioni appaltanti verso la selezione di fornitori e soluzioni rispettose dell'ambiente e sostenibili.

I principali riferimenti normativi per il GPP in Italia sono i seguenti:

a) Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023): Il Codice dei contratti pubblici, recentemente aggiornato dal Decreto Legislativo 36/2023, è il principale quadro normativo che regola l'affidamento e l'esecuzione degli appalti pubblici in Italia. All'interno di questo Codice sono previste disposizioni che incoraggiano l'integrazione dei criteri ambientali nei processi di appalto, permettendo alle amministrazioni pubbliche di selezionare le offerte più sostenibili non solo dal punto di vista economico, ma anche ambientale. Il Codice stabilisce, infatti, che la sostenibilità sia un elemento fondamentale nella selezione delle offerte, e include l'adozione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM).

b) Piano d'Azione Nazionale per il Green Public Procurement (PAN GPP):Il PAN GPP è il documento strategico che orienta le politiche di appalto pubblico sostenibile a livello nazionale. Introdotto dal Ministero dell'Ambiente, il Piano d'Azione fornisce indicazioni specifiche per le amministrazioni pubbliche su come integrare la sostenibilità nei loro processi di acquisto. Il PAN GPP promuove l'integrazione di criteri ambientali e sociali nelle gare d'appalto, con l'obiettivo di ridurre l'impatto ecologico delle attività pubbliche e incentivare l'uso di soluzioni più verdi e sostenibili. È uno strumento fondamentale per guidare le stazioni appaltanti verso il raggiungimento degli obiettivi climatici ed ecologici nazionali ed europei.

c) Criteri Ambientali Minimi (CAM): I Criteri Ambientali Minimi (CAM) sono una serie di requisiti obbligatori che devono essere rispettati nelle procedure di appalto pubblico per specifiche categorie di contratti (ad esempio, nella fornitura di materiali, nei servizi di pulizia, nei lavori di costruzione, ecc.). Questi criteri sono stati sviluppati per favorire l'acquisto di beni e servizi che abbiano un basso impatto ambientale, promuovendo pratiche più sostenibili e innovative nelle forniture e nei servizi pubblici.
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3. Cosa prevede il PAN GPP e quali sono i suoi obiettivi?
Il Piano d'Azione Nazionale per il Green Public Procurement (PAN GPP) stabilisce strategie e strumenti per promuovere l'integrazione della sostenibilità ambientale negli appalti pubblici. Mira a ridurre le emissioni di CO2, migliorare l'efficienza energetica e favorire l'economia circolare.
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4. In quali fasi delle procedure di acquisto è possibile introdurre elementi di GPP?
In base a quanto stabilito dal D.Lgs. 36/2023 in merito all’integrazione di criteri ambientali nelle diverse fasi di un appalto pubblico, è possibile individuare CINQUE PASSAGGI CHIAVE in cui inserire aspetti legati alla sostenibilità ambientale e sociale:

a) Definizione dell’oggetto dell’appalto
b) Determinazione delle specifiche tecniche
c) Selezione dei criteri per la valutazione dei candidati
d) Definizione delle modalità di aggiudicazione dell’appalto
e) Individuazione delle clausole relative all’esecuzione del contratto


a) Definizione dell’oggetto dell’appalto
È consigliabile specificare chiaramente l’intento di acquisire beni o servizi con un ridotto impatto ambientale. Alcuni esempi:

"Fornitura di stampanti ad alta efficienza energetica"
"Servizio di pulizia con criteri ecologici"

Stabilire con precisione l’oggetto dell’appalto è essenziale, poiché da esso derivano sia la definizione delle specifiche tecniche sia i criteri di aggiudicazione, che devono essere strettamente correlati all’oggetto stesso.

b) Specifiche tecniche
Si tratta delle caratteristiche misurabili e verificabili che i prodotti o i servizi devono possedere per essere idonei all’uso previsto. Alcuni esempi includono l’utilizzo di materie prime sostenibili (come vetro o legno riciclato per finestre) o l’adozione di specifici processi produttivi.

c) Criteri di selezione dei candidati
La valutazione delle competenze tecniche dei concorrenti può basarsi su diversi fattori, come la descrizione delle attrezzature disponibili, le esperienze maturate negli anni precedenti o, nel caso di appalti per lavori e servizi, le misure di gestione ambientale che l’operatore economico intende adottare.

d) Criteri di aggiudicazione dell’appalto
Le amministrazioni aggiudicatrici devono assegnare gli appalti e affidare concorsi di progettazione seguendo principi di trasparenza, equità e non discriminazione. L’aggiudicazione può basarsi sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, valutata secondo il miglior rapporto qualità/prezzo, oppure su un’analisi del costo lungo l’intero ciclo di vita del prodotto o servizio, come previsto dall’articolo 96.

e) Clausole di esecuzione dell’appalto
Le condizioni contrattuali relative all’esecuzione del servizio o della fornitura possono includere requisiti specifici, come l’impiego di mezzi di trasporto ecologici, il recupero e il riutilizzo degli imballaggi, l’uso di prodotti chimici concentrati da diluire solo al momento dell’effettivo utilizzo.
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5. Cosa si intende per Life Cycle Costing (LCC)?
Il Life Cycle Costing (LCC) è una metodologia di analisi economica che permette di valutare tutti i costi associati a un bene o servizio lungo l’intero ciclo di vita, dalla fase di produzione fino allo smaltimento. Questo approccio consente di prendere decisioni più informate e sostenibili, non solo in termini ambientali ma anche dal punto di vista economico.

Secondo il Codice degli Appalti (D.lgs. 36/2023, Allegato 8), l’LCC è un elemento chiave per integrare criteri di sostenibilità nelle procedure di acquisto pubblico. L’analisi dei costi comprende generalmente:

a) Costo di acquisto e installazione
b) Costi operativi (es. consumo di energia, acqua, carburante, formazione e manutenzione)
c) Costi di smaltimento a fine vita

Formalmente, il modello di calcolo dell’LCC può essere rappresentato così:

LCC = Costo di acquisto + Costo di manutenzione  e riparazione + Consumo di acqua + Consumo di Energia + Costo di sostituzione -  Valore residuo + Costo di smaltimento

Le amministrazioni pubbliche possono applicare l’LCC in diverse fasi della gestione degli appalti:

Fase di analisi preliminare → Per confrontare diverse soluzioni a un bisogno e individuare la scelta più efficiente. Ad esempio, valutare se sia più conveniente fornire abbonamenti ai mezzi pubblici anziché acquistare nuovi veicoli.

Fase di gara d’appalto → Per confrontare le offerte ricevute. L’LCC può essere utilizzato come criterio di valutazione, assegnando punteggi più alti alle offerte con minori costi lungo il ciclo di vita.

Fase di monitoraggio ex post → Per misurare i benefici economici e ambientali derivanti dalle scelte effettuate, orientando le decisioni future.

L’LCC viene generalmente calcolato dal punto di vista dell’ente pubblico, considerando i costi diretti di acquisto e utilizzo. Se l’analisi fosse condotta dal produttore, invece, includerebbe anche costi di ricerca, sviluppo e produzione.

Questa metodologia è sempre più utilizzata sia nel settore pubblico che in quello privato per garantire acquisti più sostenibili e vantaggiosi nel lungo termine.
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6. Cosa si intende per Life Cycle Assessment (LCA)?
Il Life Cycle Assessment (LCA), in italiano Valutazione del Ciclo di Vita, è un metodo scientifico utilizzato per analizzare e quantificare l’impatto ambientale ed energetico di un prodotto, un processo o un’attività lungo l’intero ciclo di vita. Questo approccio prende in considerazione ogni fase, dall’estrazione delle materie prime fino allo smaltimento finale, seguendo il principio “dalla culla alla tomba”. L’aspetto innovativo di questa metodologia risiede nel fatto che ogni fase del ciclo di vita viene valutata in modo integrato, evidenziando le interconnessioni tra i vari processi produttivi. Tra i vari strumenti utilizzati per analizzare i sistemi industriali, l’LCA ha acquisito un ruolo centrale e sta conoscendo una crescente diffusione sia a livello nazionale che internazionale.

A livello globale, la metodologia LCA è regolamentata dagli standard della serie ISO 14040, che stabiliscono le fasi fondamentali di un’analisi del ciclo di vita:

- Definizione degli obiettivi e dell’ambito di applicazione (ISO 14041)
- Raccolta e analisi degli input e output di un sistema (ISO 14041)
- Valutazione del potenziale impatto ambientale derivante dai dati raccolti (ISO 14042)
- Interpretazione dei risultati per trarre conclusioni e formulare raccomandazioni (ISO 14043)

A livello europeo, l’importanza strategica dell’LCA è riconosciuta in diversi documenti ufficiali, tra cui il Libro Verde COM 2001/68/CE e la COM 2003/302/CE sulla Politica Integrata dei Prodotti. Inoltre, la metodologia è menzionata nei regolamenti comunitari relativi a sistemi di certificazione ambientale, come EMAS (Reg. 1221/2009) ed Ecolabel (Reg. 61/2010).

L’LCA è uno strumento fondamentale per supportare la certificazione ambientale e la creazione di etichette ecologiche. Viene impiegato, ad esempio:

- Nella definizione di criteri ambientali per gruppi di prodotti (Ecolabel, etichette di Tipo I);
- Nella predisposizione di Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (DAP), che forniscono informazioni trasparenti sugli impatti ambientali di un prodotto (Etichette di Tipo III).

Le applicazioni dell’LCA sono numerose e spaziano in diversi settori, tra cui:

- Sviluppo e ottimizzazione di prodotti e processi;
- Marketing ambientale, per comunicare l’impegno verso la sostenibilità;
- Pianificazione strategica in ambito aziendale;
- Supporto a politiche pubbliche, per promuovere scelte basate su dati scientifici.

Nonostante i vantaggi, condurre un’analisi dettagliata del ciclo di vita può risultare costoso e complesso, poiché richiede l’accesso a una grande quantità di dati ambientali e l’utilizzo di strumenti specifici come software e database. Per rendere l’LCA più accessibile, si stanno sviluppando metodi semplificati, che consentono di ottenere una valutazione rapida dell’impatto ambientale anche senza competenze avanzate.

Un altro aspetto fondamentale per la diffusione dell’LCA è la disponibilità di dati affidabili. A livello internazionale ed europeo, si stanno promuovendo iniziative per rendere accessibili banche dati pubbliche, con l’obiettivo di favorire la trasparenza e lo scambio gratuito di informazioni ambientali.
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7. Qual è il legame tra Green New Deal e appalti pubblici sostenibili?
Il Green New Deal è una strategia politica e economica che promuove la transizione verso un'economia sostenibile, a basse emissioni di carbonio, e affronta le sfide del cambiamento climatico, della disuguaglianza sociale e della sostenibilità economica. L'idea centrale del Green New Deal è di combattere il riscaldamento globale e le disuguaglianze sociali attraverso un pacchetto di politiche che favoriscano l'innovazione tecnologica, la creazione di posti di lavoro verdi e la transizione energetica verso fonti rinnovabili.
Nel contesto degli appalti pubblici sostenibili, il Green New Deal ha un impatto significativo, poiché gli appalti pubblici sono uno strumento strategico per promuovere e attuare politiche verdi.
Inoltre, il Green New Deal europeo prevede finanziamenti e incentivi per le regioni e le imprese che si orientano verso una maggiore sostenibilità, facendo degli appalti verdi una leva fondamentale per realizzare questi obiettivi a livello locale e nazionale.
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8. In cosa consiste la Tassonomia Verde dell’UE e come influisce sugli appalti pubblici?
La Tassonomia Verde dell'UE è un sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili. Gli appalti pubblici possono utilizzare questo strumento per selezionare fornitori e prodotti conformi agli standard di sostenibilità.
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9. Cos'è il Clean Industrial Deal (CID) e come si inserisce nel contesto degli appalti pubblici sostenibili?
Il Clean Industrial Deal (CID) è un'iniziativa europea che mira a supportare la transizione verso un'industria più verde e sostenibile, promuovendo l'adozione di tecnologie pulite, l'efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas serra nel settore industriale. Si concentra sulla modernizzazione delle industrie tradizionali attraverso l'innovazione tecnologica, l'efficienza nelle risorse e la sostenibilità a lungo termine.
Nel contesto degli appalti pubblici sostenibili, il Clean Industrial Deal gioca un ruolo cruciale nel promuovere politiche di approvvigionamento responsabili. Le amministrazioni pubbliche possono contribuire agli obiettivi del CID utilizzando i criteri ambientali nei loro processi di acquisto, incentivando l'adozione di tecnologie industriali a basse emissioni di carbonio, l'uso efficiente delle risorse naturali e la produzione di beni e servizi ecologici.
In particolare, gli appalti verdi possono stimolare l'adozione di tecnologie pulite nelle infrastrutture pubbliche e nei servizi, come la digitalizzazione dell'industria, la gestione dell'energia, e l'uso di materiali riciclati, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi del Clean Industrial Deal.
Gli appalti pubblici, quindi, diventano una leva fondamentale per incentivare il mercato delle tecnologie verdi e sostenibili, promuovendo un cambiamento strutturale nelle industrie europee verso un modello più pulito e circolare.
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10. Cosa sono i Criteri Ambientali Minimi (CAM) e quali settori coprono?
I CAM sono requisiti ambientali obbligatori per determinati settori di appalto emanati dal ministero dell’ambiente. Servono a garantire un ridotto impatto ambientale lungo il ciclo di vita del prodotto o servizio. Le stazioni appaltanti sono invitate a verificare sempre sulla pagina di riferimento del ministero dell’ambiente i CAM di riferimento aggiornati.
L’art. 57 c. 2 del D.lgs. 36/2023 impone alle stazioni appaltanti l’applicazione almeno delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali contenute nei CAM mentre i punti tecnici sono facoltativi.
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11. Gli appalti pubblici verdi possono essere effettuati anche senza l’applicazione dei CAM? Quando i CAM possono essere derogati? 
No, per i settori in cui i CAM sono obbligatori, la loro applicazione è vincolante. Tuttavia, le amministrazioni possono adottare criteri ambientali aggiuntivi per altri settori per i quali non sono previsti i CAM. In funzione del mercato di riferimento le stazioni appaltanti possono inserire specifiche tecniche minime o punteggi tecnici premianti, anche basati su certificazioni in acquisti pubblici per cui il CAM non sia previsto.
In alcuni CAM, nella parte iniziale del testo normativo, possono essere previste deroghe eccezionali, ad esempio per motivi di impossibilità tecnica o per mancanza di prodotti conformi sul mercato. Tale deroga quindi deve essere sempre rinvenibile nel testo dei criteri ambientali minimi.
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12. In che modo la sostenibilità sociale si integra negli appalti pubblici?
La sostenibilità sociale negli appalti pubblici si integra attraverso una serie di misure previste dal Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 36/2023), che promuovono la tutela dei diritti dei lavoratori, l’inclusione sociale e la parità di genere. Il Codice stabilisce che le stazioni appaltanti debbano considerare diversi aspetti della responsabilità sociale durante l’affidamento e l’esecuzione degli appalti.
In particolare, il Codice degli appalti prevede che le amministrazioni pubbliche debbano calcolare il costo della manodopera per i lavori e i servizi non intellettuali sulla base dei contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) applicabili. Questo serve a garantire che i fornitori offrano un compenso adeguato e conforme agli standard minimi stabiliti per i lavoratori, evitando pratiche di dumping sociale, ovvero offerte con importi ridotti che non rispettano i diritti dei lavoratori. Se un fornitore propone un importo inferiore a quello calcolato sulla base del CCNL, la stazione appaltante deve verificare che tale offerta non comporti il rischio di violare le normative sul lavoro e sulla sicurezza.
Il Codice degli Appalti incoraggia anche l’inclusione delle PMI (Piccole e Medie Imprese) attraverso misure che facilitano la loro partecipazione agli appalti pubblici. Le PMI sono fondamentali per l’innovazione e la creazione di posti di lavoro a livello locale, quindi il Codice promuove azioni che favoriscano il loro coinvolgimento, garantendo nel contempo che rispettino i principi di responsabilità sociale.
Un altro elemento rilevante è la parità di genere, che viene tutelata attraverso l’inclusione di clausole sociali che incoraggiano il rispetto dei diritti delle donne e degli uomini nel mondo del lavoro. In particolare, le stazioni appaltanti devono adottare pratiche che promuovano l’uguaglianza di opportunità e contrastino le discriminazioni di genere, incentivando la presenza femminile in settori tradizionalmente maschili, come l’edilizia e la logistica.
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13. Che ruolo hanno le certificazioni ISO nella valutazione della sostenibilità aziendale negli appalti pubblici?
Le certificazioni ISO offrono alle stazioni appaltanti uno strumento di valutazione tangibile e verificabile dell’impegno aziendale verso pratiche di sostenibilità, efficienza e integrità. L'inclusione di questi criteri nelle gare d'appalto permette di selezionare fornitori che rispettano standard internazionali, contribuendo al miglioramento dell’impatto sociale, economico e ambientale degli appalti pubblici.

Inoltre, l’adozione di queste certificazioni può essere un elemento premiato nelle gare per appalti verdi o sostenibili, che richiedono un impegno concreto e documentato in settori come la gestione ambientale, l’efficienza energetica e la lotta alla corruzione. Questo è particolarmente rilevante per le amministrazioni pubbliche che stanno cercando di incentivare pratiche aziendali sostenibili e ridurre i rischi legati alla non conformità alle normative in materia ambientale ed etica.
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14. ISO 14001 - Sistema di gestione ambientale: cos'è?

Questa certificazione attesta che l'azienda ha implementato un sistema di gestione ambientale che le consente di monitorare, controllare e migliorare continuamente l'impatto delle proprie attività sull'ambiente. Nella valutazione degli appalti pubblici, la ISO 14001 è spesso un requisito o un valore aggiunto, poiché dimostra che l'azienda è impegnata nella riduzione delle emissioni, nella gestione dei rifiuti e nell'uso efficiente delle risorse naturali.
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15. ISO 50001 - Sistema di gestione dell'energia: cos'è?
Questa certificazione indica che l'azienda ha un sistema di gestione per migliorare l'efficienza energetica e ridurre il consumo di energia. Per gli appalti pubblici, l'adozione di questa norma è un segnale di impegno verso la riduzione dell'impronta energetica, un aspetto cruciale nella transizione verso un'economia più verde e sostenibile.
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16. ISO 37001 - Sistema di gestione anticorruzione: cos'è?
La certificazione ISO 37001 attesta che l'azienda ha adottato politiche e procedure per prevenire la corruzione e promuovere la trasparenza nelle proprie operazioni. In un contesto di appalti pubblici, questa certificazione è particolarmente importante per garantire che l'azienda operi con elevati standard etici, che è essenziale per evitare pratiche fraudolente e migliorare la fiducia nelle procedure di appalto.
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17. Cos'è la UNI PdR 125:2022 e come si applica negli appalti pubblici?

La UNI PdR 125:2022 è una Prassi di Riferimento sviluppata dall'UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) che fornisce linee guida per favorire l'inclusione di criteri di parità di genere negli appalti pubblici. La prassi si concentra sulla promozione di politiche e azioni volte a garantire l'uguaglianza di trattamento tra uomini e donne, nonché la valorizzazione delle pari opportunità nel processo di selezione e aggiudicazione degli appalti. Questa prassi aiuta le amministrazioni pubbliche a integrare la parità di genere come un criterio rilevante nella valutazione delle offerte e nei contratti pubblici, con l'obiettivo di combattere discriminazioni di genere e migliorare l'inclusione sociale. La UNI PdR 125:2022 può essere applicata nelle gare pubbliche come strumento per orientare le scelte verso fornitori che adottano politiche aziendali inclusive, riducendo il divario di genere nelle opportunità di lavoro e migliorando la rappresentanza femminile in vari settori, incluso quello della pubblica amministrazione. Il certificato può essere utilizzato come punteggio tecnico premiante.
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18. Come si attua la clausola di assorbimento del personale negli appalti pubblici?
La stazione appaltante deve chiedere le informazioni sul personale che il fornitore uscente intende cedere. Se il fornitore uscente conferma di voler mantenere il personale del fornitore uscente non c’è nessun ulteriore obbligo. In caso contrario il fornitore uscente deve fornire tutte le informazioni sul personale che intende cedere (informazioni retributive). La stazione appaltante è obbligata a rendere note queste informazioni in gara e a chiedere ai concorrenti se intendono assorbire il personale e, in caso positivo, quali figure.
Il concorrente, per la propria libertà imprenditoriale, è comunque libero di dichiarare di non voler procedere all’assorbimento del personale del fornitore uscente, oppure assorbire solo in parte.
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